La scelta tra riscatto contributivo e pensione integrativa rappresenta un dilemma importante per gli avvocati iscritti a Cassa Forense, specialmente in un contesto previdenziale sempre più complesso e incerto. Entrambi gli strumenti rispondono a esigenze diverse: da un lato il riscatto punta a valorizzare anni di contribuzione mancanti, dall’altro la pensione integrativa permette di costruire un fondo aggiuntivo per il futuro. La decisione dipende da diversi fattori, come la situazione previdenziale attuale, l’età, la capacità economica e gli obiettivi di lungo termine.

Il riscatto contributivo: valorizzare anni di contributi mancanti

Il riscatto contributivo è una misura disciplinata dal Regolamento Unico della Previdenza Forense (artt. 31 e seguenti) e consente di coprire periodi privi di contribuzione che, se riconosciuti, possono incrementare l’anzianità previdenziale. Questo strumento è particolarmente utile per anticipare il raggiungimento dei requisiti per la pensione o per aumentarne l’importo.

In generale, il riscatto riguarda periodi come:

  • Il corso legale di laurea in giurisprudenza.
  • Il praticantato forense fino a un massimo di tre anni.
  • Servizio militare o civile obbligatorio.

Optare per il riscatto comporta il versamento di un onere economico, il cui importo dipende dall’età del richiedente e dalla situazione reddituale attuale. Sebbene il costo possa essere significativo, è bene considerare che l’importo pagato è fiscalmente deducibile, offrendo un vantaggio immediato in termini di riduzione delle imposte sul reddito.

Retrodatazione dell’iscrizione: un’opzione per i giovani avvocati

Una misura simile al riscatto è la retrodatazione dell’iscrizione a Cassa Forense, riservata ai neo-avvocati. In questo caso, è possibile riconoscere come validi, ai fini pensionistici, i periodi di praticantato professionale svolti prima dell’effettiva iscrizione alla Cassa, fino a un massimo di cinque anni. A differenza del riscatto ordinario, la retrodatazione risulta meno onerosa e può essere pagata in un’unica soluzione o in forma rateizzata.

Questa soluzione è particolarmente vantaggiosa per i giovani avvocati che desiderano anticipare il raggiungimento dei requisiti pensionistici senza un onere eccessivo.

La pensione integrativa: costruire una rendita aggiuntiva

La pensione integrativa rappresenta un’alternativa al riscatto contributivo ed è finalizzata a integrare la pensione principale. A differenza del riscatto, che si limita a valorizzare periodi di lavoro pregressi, la pensione integrativa si basa su un piano di accumulo del capitale a lungo termine. Gli avvocati possono aderire a fondi pensione aperti, chiusi o piani individuali pensionistici (PIP), gestiti da intermediari finanziari autorizzati.

Una delle caratteristiche principali della pensione integrativa è la flessibilità: l’aderente può decidere autonomamente l’importo dei versamenti e la loro frequenza, adattandoli alle proprie esigenze finanziarie. I fondi versati vengono investiti nei mercati finanziari con l’obiettivo di ottenere rendimenti nel tempo. Al raggiungimento dell’età pensionabile, il capitale accumulato viene erogato sotto forma di rendita vitalizia o di capitale unico.

Dal punto di vista fiscale, la pensione integrativa offre vantaggi rilevanti: i contributi versati sono deducibili dal reddito imponibile fino a un massimo di 5.164,57 euro annui, mentre il capitale maturato gode di una tassazione agevolata.

Quale soluzione scegliere? Una valutazione personalizzata

La scelta tra riscatto contributivo e pensione integrativa richiede un’analisi attenta della propria situazione previdenziale ed economica. Il riscatto contributivo è particolarmente vantaggioso per chi necessita di valorizzare periodi non coperti da contribuzione, come il praticantato o gli anni di studio, al fine di raggiungere più rapidamente i requisiti pensionistici. Tuttavia, il costo iniziale può rappresentare un ostacolo per chi non dispone di liquidità immediata.

La pensione integrativa, invece, offre maggiore flessibilità e consente di costruire una rendita aggiuntiva per il futuro. Questa opzione è ideale per chi desidera incrementare il proprio reddito pensionistico mantenendo un approccio graduale e programmato.

Conclusione: un equilibrio tra presente e futuro

Per gli avvocati iscritti a Cassa Forense, la scelta tra riscatto contributivo e pensione integrativa non deve essere affrontata con superficialità. Ogni soluzione offre vantaggi distinti e risponde a obiettivi diversi.

Chi desidera incrementare la propria anzianità contributiva e anticipare l’accesso alla pensione troverà nel riscatto un’opzione valida, mentre chi punta a costruire una rendita complementare potrà orientarsi verso la pensione integrativa. In entrambi i casi, una valutazione personalizzata con il supporto di un consulente esperto è fondamentale per prendere la decisione più adatta alle proprie esigenze previdenziali e finanziarie.

Studio Daplex

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